lunedì 21 luglio 2008

LA SANITA' ITALIANA E' MALATA






La Sanità in Italia
Un grande affare losco che periodicamente viene alla ribalta della cronaca



La sanità del nostro Paese è malata e questo lo sappiamo da tempo. Quello che invece non teniamo sempre presente è che non si può dare la colpa di tutto ciò ai medici. Seppure l’accostamento sanità-camici bianchi è, come dire, spontaneo ed immediato, tuttavia i medici sono spesso le prime vittime di un sistema inefficiente che da tempo li ha esclusi dalla gestione dello stesso.
La diagnosi è abbastanza facile, anche se molti preferiscono creare confusione per spostare l’attenzione della gente e dei media su fatti di cosiddetta malasanità, che spesso di “mala” non hanno proprio un bel niente e l’imperizia e la negligenza dei presunti responsabili vengono ad arte gridate per dare alla pubblica opinione un motivo per lamentarsi del servizio pubblico e per screditare la classe medica, che pure conta tanti onesti e capaci rappresentanti tra i suoi iscritti.

Vogliamo allora cominciare a guardare là dove si annida il marcio del sistema che dovrebbe gestire la salute dei cittadini ?
Il sistema sanitario è la gallina dalle uova d’oro dell’apparato della politica. Il business che gira intorno e per nome della sanità è veramente enorme e così la politica tutta, di destra, di sinistra e di centro, ci ha messo su saldamente le mani e da anni riversa nei posti di vertici manager e primari tesserati che ubbidiscono ciecamente agli ordini che provengono dalle segreterie.
In un Paese che ha un numero di ospedali e ospedaletti superiore a quello di altri Paesi economicamente evoluti, che bisogno c’è di avere così tante cliniche private accreditate?
In un Paese con una così alta densità abitativa, che bisogno c’è di avere ospedali con tanti reparti doppioni e spesso inefficienti a poca distanza l’uno dall’altro?
In un Paese che vanta una prestigiosa tradizione medico-chirurgica, perché sono stati “trombati” tanti capaci e preparati allievi di illustri scuole e sono stati nominati primari, direttori sanitari e cattedratici che definire semplicemente degli emeriti ignoranti è un complimento generoso?
Non si riesce ad eliminare le liste di attesa per una radiografia, un ecocardiogramma, una visita specialistica e allo stesso tempo si consente agli stessi operatori di lavorare in cliniche o ambulatori convenzionati. Perchè?
Si consentono interminabili e costosi lavori di ristrutturazione in fatiscenti ospedali che hanno bisogno soltanto di essere demoliti e non si completano quelli “nuovi” già iniziati e destinati al degrado prima ancora di essere completati. Perchè?
Le forniture dei materiali sanitari continuano ad essere un mezzo inarrestabile di concussione, corruzione, appropriazione indebita, malversazione ed enormi sprechi. Perchè?
Perché siringhe, suture, drenaggi e protesi simili vengono acquistati a prezzi tanto diversi dai vari ospedali che spacciandosi per “aziende” si gestiscono in maniera autonoma e sprecona le loro gare d’acquisto? Non sarebbe “più giusto” fare un prezzario nazionale stabilito e gestito dal Ministero della Sanità ed evitare, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, sprechi, tentazioni, costi differenti e complicati ed inefficaci iter burocratici?

Il sistema sanitario è tutto da rifondare. Gli ospedali super attrezzati e costosi devono essere riservati ai casi urgenti e alle patologie più gravi. In questi bisogna far lavorare medici, infermieri e tecnici di provata capacità, adeguatamente retribuiti e sottoposti a periodica verifica ed aggiornamento. Occupare impropriamente o per interesse (vedi clienti privati, raccomandati, amici, parenti, etc….) i posti-letto di strutture superspecialistiche create per le emergenze vere è uno dei punti cruciali dell’inefficienza del sistema. Accade così che casi urgenti arrivati nei pronto soccorsi non trovano posto per il ricovero assolutamente necessario ed iniziano pericolosi ed inaccettabili trasferimenti in ambulanze verso ospedali più o meno lontani o “poco idonei” al trattamento della specifica patologia, mentre posti-letto della struttura più qualificata sono occupati da pazienti che potrebbero essere curati a domicilio o comunque in strutture non superspecialistiche. E questo è solo la punta dell’iceberg di una deleteria organizzazione di inefficienze ed omissioni che va denunciata e combattuta. Il medico ospedaliero che rifiuta, per comodità, per pigrizia o per calcolo, l’assistenza ad un paziente in pericolo di vita è un medico che va degradato o addirittura allontanato dall’ospedale.
La stragrande maggioranza delle patologie possono essere efficacemente curate a domicilio o in strutture alberghiero-sanitarie per lungodegenti e vecchi. Si risparmierebbero tanti milioni di euro e vi si potrebbero far lavorare tanti di quegli operatori “poco capaci” che la politica si ostina cinicamente a “sistemare” in reparti specialistici non adatti a loro, dove vengono retribuiti allo stesso modo dei più bravi, che talvolta si vedono anche scavalcati nella carriera e nei privilegi con conseguenti cadute di impegno ed entusiasmo e progressivo deterioramento della qualità delle prestazioni.

Quaranta anni di lottizzazione hanno provocato danni enormi nel sistema sanità.
E’ ora di cambiare.
La politica deve togliere immediatamente le mani dalla gestione del bene salute.
I sindacati del settore vanno riorganizzati. Sono pieni di medici nullafacenti e compiacenti con i vertici degli ospedali in cambio di “distacchi”, ruoli di comodo, carriere immeritate.
I presidi di pronto soccorso vanno attrezzati di ogni strumentazione utile e riorganizzati in modo da essere il cuore del sistema assistenziale piuttosto che un posto di frontiera dove mandare allo sbaraglio i medici in punizione o senza padrini politici o ultimi arrivati.
Il sistema 118 va riformato e gestito dallo stato con mezzi propri e personale regolarmente assunto. Invece in alcune Regioni è un altro strumento di spreco e clientelismo. Società private di gestione (serbatoi di voti), operatori con doppio o triplo lavoro (gratificati con metodi clientelari), costosissimi affitti di elicotteri privati, lo rendono uno spreco ingiustificabile.
Il contratto nazionale unico per i medici del SSN è una comoda invenzione di sindacalisti qualunquisti.
Non si possono retribuire alla stessa maniera chirurghi e medici di alte specialità (neurochirurghi, cardiochirurghi, rianimatori dedicati, cardiologi e radiologi interventisti,……) e medici dei servizi generici (riabilitatori, odontoiatri, dermatologi, diabetologi,…….). L’impegno fisico e psichico, la durata della formazione, le responsabilità, lo stress… sono ben diversi.
Bisogna ristabilire le gerarchie all’interno dei reparti ospedalieri.
Non si può essere sulla carta tutti dirigenti se poi nella pratica esistono grandi differenze di capacità, esperienza ed anzianità. Occorre ritornare ai ruoli di primario, primo aiuto, aiuti, assistenti anziani e assistenti in formazione, senza passaggi automatici per anzianità da un ruolo all’altro.
Occorre creare una nuova generazione di direttori sanitari, con corsi di formazione qualificanti o titoli di studio specifici.
Oggi tanti ospedali sono affidati a direttori sanitari ignari del loro ruolo, facilmente e comodamente insediati dalla solita invadente politica. Si sono così perdute delle figure importantissime per il buon funzionamento degli ospedali.
Occorre ritornare a graduatorie nazionali per le assegnazioni dei primariati, sottraendole così a logiche territoriali e di deleterio nepotismo.
Occorre incoraggiare il ritorno delle suore nei ruoli di capo-sala, figure fondamentali per il buon funzionamento dei reparti ospedalieri.
Occorre rendere più efficace lo strumento di verifica periodica dell’attività dei primari a contratto quinquennale, invece di continuare a considerarlo un semplice ed ininfluente atto dovuto.
Ma occorre innanzitutto eliminare le figure di direttore generale e direttore amministrativo di nomina assessoriale.
E’ in queste nomine che la politica raggiunge il suo punto più basso di degrado amministrativo. Gli uomini scelti sono il frutto di frenetiche trattative di spartizione e l’unico requisito che viene loro richiesto è l’ubbidienza assoluta ai referenti politici che continuano ad imporre assunzioni, ditte fornitrici, strategie di spesa.

E’ certamente difficile trovare una soluzione efficace per questo catastrofico fenomeno.
Un triunvirato composto da un primario, un magistrato e un alto ufficiale dell’arma, tutti e tre vicini al pensionamento, potrebbe dirigere i grandi ospedali e le ASL per un periodo non inferiore a tre anni.
Potrebbe non essere la soluzione ideale, ma non riusciamo ad immaginarne una migliore.
Tagli generici alla spesa sanitaria non aiutano a guarire il sistema e finiscono per renderlo ancora più inefficiente. Il risparmio deve derivare da una migliore organizzazione.
Riorganizzare la rete ospedaliera, eliminare i reparti doppioni nati soltanto per assegnare qualche primariato o cattedra, far rispettare protocolli rigidi e scientificamente confermati per la richiesta di esami ematochimici e strumentali, evitare i ricoveri impropri, ridurre i tempi di degenza, garantire le prestazioni ambulatoriali nelle strutture dello Stato, eliminare le liste di attesa, informatizzare il sistema in modo da evitare sprechi e inutili ripetizioni di esami ed accertamenti, vigilare sui costi e sulle reali necessità del 118 in alcune zone, fornire materiali sanitari e strumentazioni a prezzi controllati e uguali su tutto il territorio nazionale, controllare rigorosamente le prescrizioni di farmaci e i loro costi reali, tagliare tante convenzioni esterne, migliorare il comfort alberghiero degli ospedali, vigilare sui concorsi di assunzione, eliminare tutti gli affitti e i sub-appalti di favore, organizzare squadre di controllo composte da magistrati dedicati e uomini dei NAS e della Guardia di Finanza che giornalmente piombino negli ospedali e nei luoghi della sanità pubblica e privata e verifichino il sistema.

Governatori delle Regioni, Assessori alla Sanità, Ministro della Salute, Ministro dell’Economia, Procuratori della Repubblica, Comandanti dell’Arma e della Guardia di Finanza, Presidenti Corte dei Conti, Giornalisti liberi ed intelligenti, collaborate per il bene del Nostro Paese.
Se vi impegnate tutti insieme ce la potete fare a ripulire questa ex gloriosa Italia da tutto il marcio generato da anni di “malamministrazione”.
Auguri e buon lavoro.

CuorePensante

martedì 8 luglio 2008

L'immondizia del Sud e la Lega del Nord



La monnezza in vacanza
Ovvero come si mette una pezza a un problema che è destinato ad allargarsi

CuorePensante



Udite, udite!!!
Il fustigador dei difetti del sud si è commosso alla vista di tanta spazzatura per le strade di Napoli e ha dato il suo consenso all’immigrazione della stessa nelle pure e sacre terre di Padania.
Ma ha sentito, prima di pronunciarsi in cotanta generosità, le sue brancaleoniche truppe di verde vestite?
Pensiamo di no. Altrimenti sarebbe scattato il veto dei suoi colti e fedeli consiglieri che, con eloquenza più o meno comprensibile al resto della penisola, avrebbero tuonato: - La spazzatura ai terroni, lo sviluppo a noi -.

Ed è difficile dar loro torto. Se le regioni del nord di questo strapazzato Paese non hanno ancora sperimentato il disagio della puzza nelle strade, del fumo dei cassonetti bruciati, dei marciapiedi impraticabili e del rischio di epidemie, una spiegazione c’è ed è giusto gridarla nelle orecchie degli amministratori di quell’altra Italia con la “monnezza”.
- Egregi commercianti di voti del sud, avete proprio amministrato male il servizio raccolta e smaltimento dei rifiuti, ed ora la “monnezza” vi sta travolgendo -.
E non riempite i media di scuse e bugie. Non servono. La puzza è troppo forte e la pazienza dei vostri elettori è esaurita.
Al nord, nella Padania europea, la raccolta differenziata, le eco-balle, le discariche, gli impianti di smaltimento li hanno saputi fare e gestire.
E non lamentatevi di finanziamenti inadeguati. Se aveste avuto più soldi non avreste fatto meglio.
Sapete cosa si potrebbe fare per evitare il perpetuarsi di errori come questo?
Si potrebbe fare una sorta di federalismo degli amministratori, se così si può dire. E cioè si potrebbero mischiare le razze del nord e del sud, mandando gli incapaci e i poco onesti a lavorare vicino agli efficienti e ai ligi ai doveri e un po’ di questi ultimi nelle terre degli sprechi e dei fannulloni, così nel volger di un paio di decenni si mescolerebbero bene i DNA e si regalerebbe a questo glorioso Paese una certa omogeneità, cioè una generazione di amministratori più attenti alle sorti di questa bella Italia.

Però, se da un lato constatiamo con piacere che il senatur padano dopo la nomina a ministro si sente – come dire – “più italiano” e non fa illegittime distinzioni fra la sua terra nordica ed il resto della penisola, dall’altro lato - e anche per merito di una certa genetica diffidenza - non si riescono a comprendere bene le ragioni di tale improvvisa ed inaspettata apertura.
C’è il sospetto di un do ut des, che i pensieri degli atleti della diffidenza potrebbero così interpretare:
-Mi prendo la spazzatura, ma voglio la maggior parte dei finanziamenti nazionali per la costruzione di termovalorizzatori ed accessori. Così fra qualche anno, una volta realizzati gli impianti, il nord sarà in linea coi Paesi più progrediti e continuerà a poter smaltire efficacemente la sua spazzatura ed il sud, senza idee e senza soldi, si terrà i suoi rifiuti che non saprà e non potrà smaltire -.
Sarà allora una questione di federalismo. Le idee sono idee: siamo mica pirla?
Oppure, il duro senatur e l’ineffabile cavaliere, passeggiando per giardini in canotta e braccio sulle spalle, hanno concordato qualche altra strategia che a noi poveri osservatori di fatti pubblici non è consentito neanche immaginare.
Cosa si saranno detti i due fedeli alleati?
- Togliamo qualche ecoballa, a questi sporchi terroni -.
- Ma le balle fanno puzza? -.
- Ma il denaro no –
- Allura? –
- Consentimi. Ci penso mi -.

Non ci sentiamo di biasimare i leghisti, anche se non condividiamo la loro strenua difesa di idee disgregatrici dell’unità nazionale tanto faticosamente costruita dai nostri avi.
E ci congratuliamo con il loro leader per la coerenza della sua lotta politica e per il rispetto per la gente che lo vota.
Ma non possiamo certamente condividere delle scelte di governo che privilegiano alcune parti del Paese a discapito di altre. Siamo e vogliamo essere una sola Italia, nella buona e nella cattiva sorte.

Ci sono forti ritardi ed inefficienze nel sistema di smaltimento dei rifiuti e riguardano tante zone del Paese. Non riduciamoci ad una maleodorante penisola di immondizia. La nostra immagine all’estero ne soffrirebbe molto e il turismo, una delle nostre principali risorse, sarebbe drasticamente penalizzato.
Allora forza, signori Governanti. Spendete qualche idea e qualche ora in più per programmare soluzioni rapide ed efficaci del problema. Liberatevi da ogni condizionamento ideologico o di schieramento ed agite. Scegliete gli uomini migliori ed affidate loro pieni poteri per realizzazioni compiute. Evitate scelte di convenienza o di esperti inetti e disonesti.
E soprattutto stabilite delle regole chiare e condivise: chi sbaglia, paga.

Solo agendo così, con luminosa chiarezza ed inattaccabile capacità, riuscirete a riconquistare la stima e l’entusiasmo di quei tanti cittadini-elettori che si sono allontanati da voi perché vi reputano poco credibili.
Auguri, Italia.

CuorePensante