domenica 18 maggio 2008

IMMIGRAZIONE


Immigrazione, globalizzazione, ordine pubblico.

Anche la nostra penisola è diventata da qualche anno la meta di tanti abitanti di questo pianeta che hanno avuto la sventura di nascere in luoghi meno fortunati e/o con un colore di pelle diverso dal nostro.
Sono le conseguenze di una informazione non sempre corretta, che viaggia veloce coi moderni mezzi di comunicazione, e di aspirazioni alimentate da una cultura consumistica voluta da quella parte di pianeta dove le lobby ed il business imperano senza tregua e senza scrupoli.
Si è così venuto a creare un nuovo fenomeno di schiavitù e di tratta di esseri umani che pensavamo di aver ormai definitamene rilegato nei libri di storia.
Si sono create le condizioni per generare un conflitto di razze e caste sociali, che ha pericolosamente superato il già presente antagonismo tra nord e sud, tra terroni e polentoni, tra i più evoluti e i meno civili, tra i benestanti e i poveri che nel nostro Paese ha tenuto banco per alcuni decenni, senza mai degenerare in un odio da caccia all’intruso e da ronde armate fai da te.
Lo sbarco dei clandestini che pericolosamente inseguono un sogno di benessere, le tante belle e giovani ragazze costrette a vendere il proprio corpo, i bambini sfruttati e i delinquenti feroci, sono uno spettacolo che, soltanto alcuni decenni fa, non avremmo mai immaginato di vedere nella nostra terra. Quello che già era successo in Germania, in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, pensavamo fosse un fenomeno esclusivamente loro, che non potesse mai ripetersi in un’Italia che agli stranieri offriva prevalentemente arte, storia, sole, moda e gastronomia. Ed invece, eccoci ad affrontare quella che è una vera emergenza con soluzioni non facili e non sempre praticabili senza violare le leggi internazionali e offendere la nostra cultura cattolica.
Che fare allora?
Far prevalere lo spirito della solidarietà ed aiutare questi poveri disgraziati ad integrarsi nella nostra società o fare la conta e rimandare indiscriminatamente indietro, verso un destino tragicamente incerto, tutti quelli in esubero rispetto alle nostre esigenze di interessata accoglienza?
I nostri governanti non hanno idee univoche sul da farsi e agiscono, il più delle volte, per soddisfare esigenze propagandistiche piuttosto che per approntare soluzioni efficaci e condivisibili.
I nostri sociologi si dividono fra favorevoli e critici. I primi vedono nel fenomeno una garanzia per mantenere bassa l’età media di una società che tende sempre più ad invecchiare e ad avere sempre meno forza-lavoro, soprattutto per tutte quelle attività faticose, umili o particolarmente usuranti. Quelli contrari profetizzano pericolosi e definitivi sconvolgimenti etnici che causeranno perdita di identità e traumi sociali gravi nel nostro popolo ed auspicano un incremento delle nascite, magari convincendo gli Italiani, con incentivi economici ed altro, ad accoppiarsi più frequentemente e più proficuamente tra di loro.
Non pretendiamo di avere la ricetta magica per curare il fenomeno e quindi rimandiamo ai commenti di chi ci leggerà per la ricerca di un’equilibrata analisi e di soluzioni praticabili.
Certo è, che non dobbiamo venire meno ai nostri principi di cristiani e non possiamo trincerarci dietro una pur giustificabile difesa della nostra identità e sicurezza per nascondere egoismi ed intolleranze inaccettabili. Ricordiamoci che quei disgraziati scappano dalla miseria, dalle guerre, dalle epidemie, dalle persecuzioni e se non riusciamo a capire il dramma di quelle situazioni è semplicemente perché siamo stati più fortunati di loro.
Ai politici degni di una statura internazionale, spetta il compito di trovare soluzioni di pace, stabilità e sviluppo nei Paesi di origine di quei disgraziati.
Ai responsabili dell’ordine pubblico, auguriamo di combattere energicamente la delinquenza importata, senza però cadere nel pericoloso equivoco di considerare perseguibile e maltrattabile ogni immigrato. Fra di loro ci sono tanti uomini e donne che hanno dignità, cultura e voglia di migliorarsi: questi vanno rispettati, sono essere umani come noi anche se parlano un’altra lingua o hanno un colore di pelle diverso dal nostro.
CuorePensante

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